Sentiamo spesso che la salivazione è un segno di decontrazione e di un lavoro ben effettuato; eppure, molti cavalieri,si interrogano su questa “famosa” salivazione ed hanno ragione di essere perplessi, poichè la salivazione può essere un segno di decontrazione ma anche di contrazione estrema. Esattamente in quest’ultimo caso, la saliva assomiglia letteralmente a della schiuma bianca gocciolante e bavosa.
Questa contrazione è principalmente dovuta ad una capezzina eccessivamente stretta che impedisce al cavallo di deglutire. Questo fastidio evidente non è sanzionato, e se è frequente nel dressage moderno, non esclude le altre discipline.
Riguardo la decontrazione, la saliva è un indicatore affidabile ? Non proprio… esistono altri strumenti più convincenti per giudicare la qualità di un lavoro, non è della saliva che bisogna fidarsi, ma piuttosto della decontrazione generale della bocca.
Che il cavallo saliva o meno, quello a cui bisogna fare attenzione anzi tutto, è la mobilità delle mascelle e della lingua. Precisiamo che questa mobilità non è solo una semplice e leggera masticazione, come si legge spesso ( termini nati usando capezzine strette) ,ma un reale movimento di apertura e di chiusura delle mascelle del cavallo.
Questa mobilità della mascella è legata principalmente alla qualità di equilibrio e di impulso, e dobbiamo constatare visivamente che il cavallo non è appoggiato su delle redini tese in continuazione. Non dimentichiamo che la maggiore parte dei cavalieri che usano capezzine strette avrebbero, se le togliessimo, dei cavalli sempre appoggiati ma su una bocca aperta.
Per i cavalieri che aspirano a una vera ricerca dell’equilibrio nell’ impulso ( visione classica), o alla ricerca dell’equilibrio, e poi dell’impulso ( visione Baucheriste), si noterebbe una bocca che apre e chiude in modo regolare su delle redini semi tese o anche distese.
Per questo motivo, incitare il cavallo a salivare artificialmente tramite imboccature costruite a base di metalli o gusti speciali ( filetti con gusto di mele, o immersi nel miele, etc), strutture particolari ( giochetti, rotelline, etc..) o quelli che incitano a mobilizzare la bocca, è una “falsa buona idea”.
Di conseguenza, questa storia riguardante la saliva che ci preoccupava, non ha alla fine una reale importanza. Non è lei che rivelerà la qualità del lavoro, ma la risposta è nell’insieme, e non nel dettaglio separato da tutto il resto. Non tagliamo i nostri cavalli a piccoli pezzi, meglio avere una visione più globale del loro funzionamento.
Durand Frédérik