Rio2016: Olimpiade delle polemiche

0 di Vi

La Germania, nel Completo, dopo queste Olimpiadi si porta a casa un argento a squadre ed un oro individuale.

Non male, no?

Ma, come era prevedibile ancora dopo la prova di Cross Country, al ritorno in patria si sono scatenate le polemiche da parte dei cavalieri.

Al centro di tutto stanno le scelte dei tecnici Melzer e Bartle che hanno sostituito, all’ultimo, Andreas Ostholt con la giovane Julia Krajewski. Il cavallo di Ostholt aveva perso un ferro in allenamento prima della partenza per il Brasile e per qualche giorno era stato irregolare, ma sembra che a Rio fosse nuovamente “dritto”.

Il malcontento però non si ferma qui: vengono infatti contestate anche le scelte strategiche dei giudici, come ad esempio la scelta di far partire Sandra Auffarth e Michael Jung per primi, in posizioni che è risaputo non essere tra le più favorevoli per ottenere un miglior risultato nella prova di Dressage.

Sandra Auffarth in una dichiarazione dopo la prova aveva già ribadito che “I tecnici volevano mettere sotto pressione gli avversari facendo partire noi. Evidentemente la strategia non è stata delle migliori.”

Ma il problema più grande, oltre ai due precedentementi elencati, viene sollevato dalla signora del Completo internazionale: Ingrid Klimke.

Le sue critiche, piuttosto dure, sono rivolte al disegnatore del percorso di cross Pierre Michelet già aspramente criticato dalla squadra tedesca dopo i WEG del 2014.

A quanto pare, il team tedesco, (vincitore della medaglia d’oro) aveva già scritto dopo i WEG una lettera alla FEI esprimendo dure critiche sul percorso di fondo ideato da Michelet.

Si stupisce quindi Ingrid Klimke che dopo Rio 2016 sia necessario rendere nuovamente nota una denuncia ufficiale.

La prova di Cross di questa Olimpiade ha causato non pochi problemi a tutti i partecipanti, e non sono state poche le eliminazioni e le cadute viste durante il giro di campagna. Secondo la Klimke “i Giochi di Londra sono stati una buona pubblicità per lo sport e a Rio si è rovinato tutto. Il giro era costruito come un CIC solo su una distanza da CCI. Troppo impegnativo anche a livello mentale per i cavalli.

La presenza delle tante alternative non rendeva il giro migliore o più fattibile, perché le opzioni tendono a rompere il ritmo, affaticare e tolgliere fiato e cuore ai cavalli. Certo, le alternative sono sempre presenti, magari non in maniera così massiccia, ma ci sono ad ogni internazionale di certo livello. “Alternativa” vuol dire sapere cosa si va a fare, sapere che si perderà qualche secondo e che il percorso non sarà regolare a livello mentale sia per il cavallo che per il cavaliere.

Proprio parlando di alternative da prendere, la Klimke, nella sua analisi, va a sottolineare la sensibilità mostrata da molti cavalieri che a suo parere dovrebbero essere premiati per aver fatto delle scelte al fine di riportare a casa il loro cavallo lasciando in secondo piano il risultato finale della gara. E per “gara” intendiamo un’Olimpiade, ovvero la massima aspirazione per un atleta di qualsiasi genere.

A suo parere, andrebbero premiati coloro che hanno messo da parte un sogno a favore di una certezza come segno di rispetto nei confronti nel proprio compagno. Ma non dovrebbe, forse, essere sempre così?

Fonte: www.globalequestriannews.com