Centro Equestre di Caldogno: si farà, “ma…”

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Il TAR del Veneto chiude con una sentenza definita “storica” il ricorso di “Italia Terra Nostra”.

La realizzazione del Centro Equestre di Caldogno non fa più parte di un futuro incerto. O, almeno, non sulla carta: il Tar del Veneto, con una sentenza boccia definitivamente su tutti i fronti il ricorso di “Italia Terra Nostra”.

Questo ente, guidato a Vicenza da Giovanna Dalla Pozza, non si era limitato a contestare la realizzazione del centro equestre voluto da Elio Marioni. Aveva, inoltre, messo in discussione tutte le altre opere previste dal progetto.

L’idea iniziale non comprendeva solo il parco da 230 mila metri quadrati per eventi ippici, fiere, spettacoli e manifestazioni; ma anche altre due proposte di accordo pubblico- privato attualmente note come  “Green City” e il “Borgo rurale e green housing”.

Il Tar, che era stato chiamato a decidere sull’annullamento o meno di tutti gli atti, ha però recentemente rovesciato le aspettative del ricorrente, dichiarandole inaccettabili e respingendole dopo anni di ricorso e avvocati.
Non solo: con questa sentenza, le cui motivazioni sono state rese note solo poco tempo fa, l’associazione Italia Terra Nostra è chiamata a pagare le spese legali di ognuna delle due parti in causa con 5 mila euro, per un totale di 30 mila euro.

«Il Tar ha confermato che abbiamo agito correttamente. Adesso ci auguriamo che si creino le condizioni favorevoli perché il privato porti a compimento il centro equestre, che porterebbe grandi benefici al nostro tessuto socio- economico» racconta l’assessore all’urbanistica M. Vezzaro.

Elio Marioni, Patron di Askoll, però, si trova in una situazione complicata.

Per mettere in atto l’idea e ripartire con la realizzazione di questo progetto servono fondi che, in tempi come questi, sono difficili da reperire. “Per riportare in carreggiata il progetto servirebbero 24 milioni di euro.” Agli inizi di questa vicenda, l’imprenditore ora 70-enne aveva concordato di ottenere questi fondi per metà da Bpvi e il restante dai fondi statali destinati allo sport. “Se ci fosse un socio o la disponibilità delle banche, potrei rimettere in piedi la struttura. A distanza di ormai 15 anni le cose sono cambiate, e tutto ruota attorno ad un problema economico anziché burocratico-amministrativo.

Quindi, quello che sarebbe dovuto essere uno dei più grandi e spettacolari centri del Nord Italia resterà, per ora, un sogno nel cassetto.
Parliamo di una struttura che sarebbe già stata operativa e che avrebbe sicuramente riscontrato un notevole successo.

E’ arrabbiato, il Patron dell’Askoll, e vuole chiedere i danni per il tempo perso. Si poteva avere un grande parco e strutture d’eccezione. Invece, come spesso accade in Italia, non si ha nulla. Solo soldi spesi e tanta rabbia per le opportunità perdute.

Fonte//Foto: ilgiornaledivicenza