Come ben sappiamo, il tema della macellazione equina è uno dei più discussi in quest’ultimo periodo.
Quasi ogni settimana, dagli aeroporti di Edmonton e Calgary e dall’aeroporto di Winnipeg a Manitoba, i cavalli “indesiderati” vengono rinchiusi in delle sottospecie di gabbie e mandati ad attraversare l’oceano. Sbarcano in Giappone, uno dei principali importatori di carni di cavallo.
Le cifre sono da capogiro.
Per che cosa vengono utilizzate queste carni? Per una sorta di sushi chiamato basashi.
“La carne deve essere consumata entro tre giorni dopo essere stato macellato per essere mangiato come sushi” ha detto Ewa Demianowicz, responsabile della campagna per Humane Society International.
Tutto ciò fa accapponare la pelle. Me potrebbe essere finita qui? Assolutamente no!
Pochi sanno per che cosa vengono usati grassi e oli raccolti dai corpi: prodotti di bellezza.
“È triste e difficile da capire“, ha detto Debby Murtagh, direttore della ricerca e della comunità per la coalizione canadese di difesa dei cavalli (CHDC), al sito web The Dodo. “Il Giappone si basa sulle importazioni per aumentare la produzione e per soddisfare la domanda dei consumatori“. Molti dei cavalli vivi vengono importati in modo tale che gli agricoltori giapponesi possano decidere ed ottenere il tipo specifico di carne che desiderano.
I voli che trasportano questi cavalli sono delle vere e proprie odissee: dalle 16 alle 18 ore quando tutto va bene e non ci sono imprevisti. Per peggiorare ulteriormente l’opinione che ci si può fare leggendo queste informazioni, basti sapere che i cavalli vengono tenuti in questi contenitori senza cibo né acqua dalle 36 ore ad un paio di giorni.
Diverse morti di cavalli durante questi “trasporti dell’orrore” nel 2012 avevano mostrato ciò che può accadere su questi voli. Ad esempio, tre cavalli erano morti durante un incidente di atterraggio e sei, invece, erano morti in volo “a causa di una combinazione di un ritardo sostanziale, delle grandi dimensioni dei cavalli e dei livelli di stress significativi negli animali“.
Il decollo e lo sbarco sembrano particolarmente stressanti per gli animali, secondo il CHDC.
Una volta, un cavallo in volo da Calgary è stato scoperto capovolto e morto nella sua gabbia tra i suoi compagni di sventura.
Il problema è che queste gabbie sono piccole e strette. Molto spesso manca l’aria.
I cavalli non dovrebbero venire assolutamente caricati ed ammassati come se fossero una catasta di oggetti senza valore.
Purtroppo i costi per trasportarli in maniera idonea sono troppo alti e le industrie sono troppo avide di denaro per voler rendere questi viaggi più vivibili. In fondo, sanno la fine che fanno questi cavalli… è logico il loro crudele pensiero “tanto poi verranno uccisi”. Il problema è che non è giusto.
Non è affatto giusto che per questo motivo i gestori si sentano autorizzati a ammassare i cavalli in gabbie/casse troppo piccole solo per farcene stare di più. E’ un qualcosa di inconcepibile e di disumano.
Anche se questi trasporti sono sorvegliati dalla CFIA, l’agenzia che ha fissato i regolamenti, le regole non vengono sempre applicate. “Sono consapevoli che ci sono infrazioni in corso e non stanno facendo niente“, ha dichiarato Demianowicz. “Scrivevano queste regole senza seguire le proprie“.
“C’è qualcosa di molto preoccupante in tutto questo. Esportiamo gli animali vivi per mandarli al macello, a morire in un altro paese dove non abbiamo alcuna idea dei regolamenti di macellazione e nessun controllo su ciò che gli accade una volta che hanno toccato terra.”
La crudeltà e l’avidità umana sembrano non avere nessun limite. Arrivati a questo punto resta solo da chiedersi dove ci condurrà tutto questo agire in maniera scorretta. Possiamo davvero dire di meritare un lieto fine se facciamo passare questo calvario a degli animali innocenti? Quanto può essere sottile il limite tra il lavorare per la sopravvivenza ed il lavorare per un proprio tornaconto (economico) personale?
Non sono molti i modi per agire contro tutto questo, ma per chi vuole è possibile firmare QUI una petizione al riguardo. Inoltre, è possibile contattare la CFIA e chiedere loro di porre fine a questa industria. E’ possibile anche supportare il CHDC facendo QUI una donazione.
Fonte/Foto: TheDodoWebsite//CHDC