Riportiamo di seguito un articolo pubblicato recentemente su Horse Times riguardo ai casi di cavalli ritrovati positivi ad alcune sostanze vietate.
Più precisamente, riguardo all’ Acetonide Triamcinolone e ai relativi tempi di ripresa/di fermo necessari per non ritrovare il proprio cavallo positivo in un controllo antidoping.
L’ Acetonide Triamcinolone è un corticosteroide sintetico con effetti anti-infiammatori, utilizzato molto spesso per trattare le articolazioni quando un cavallo non è perfettamente regolare.
Se il trattamento viene eseguito correttamente, di solito non ci dovrebbero essere complicazioni.
Per questa sostanza la FEI consiglia sette giorni di stop dalle gare nel caso di un dosaggio di 12 mg.
Il luogo in cui è stata somministrata l’iniezione può tuttavia avere effetti significativi sui tempi di prelievo e, quindi, anche sulla rilevazione della sostanza. Da alcuni studi fatti in America, sembra che il tempo di fermo di sette giorni possa essere considerato corretto ma solo in condizioni molto rigide e ideali (l’iniezione eseguita correttamente) come, ad esempio, presso una clinica equestre universitaria.
In pratica, i tempi di fermo possono essere in realtà molto più lunghi di quelli previsti.
Tuttavia, il problema è che, come riconosciuto correttamente dalla FEI nei suoi regolamenti, i cavalli sono atleti che non possono parlare da soli. Non possono informare il veterinario in questione se l’ago sia stato iniettato correttamente nell’articolazione e non, per esempio, nel muscolo. Se questo è il caso, allora i tempi di fermo ottengono un considerevole aumento.
Quindi, la domanda che ci si pone è: competere o non competere dopo un trattamento?
Molti veterinari sono riluttanti a definire un preciso tempo di fermo quando si tratta di cavalli sportivi. Vari fattori possono influenzare in modo specifico i tempi di ritiro, per cui si ha veramente bisogno di indagare bene sul cavallo.
Il veterinario deve conoscere la fisiologia del cavallo in questione per fare una corretta valutazione delle tempistiche.
Va specificato che le raccomandazioni della FEI si basano su un numero molto limitato di cavalli: dicono che ci sono stati casi di recupero che vanno da 30 ai 40 giorni. Se un atleta vuole competere con il cavallo dopo questo trattamento dovrà, insieme al veterinario, vagliare la questione e prendere in considerazione un margine di sicurezza.
È inoltre consigliabile documentare bene il trattamento ed il da farsi nel caso l’atleta debba fornire alla FEI delle spiegazioni.
Gli atleti, a volte, accettano la cosiddetta “traccia amministrativa” della Federazione, ovvero il pagamento di una certa somma di denaro per la “violazione” al regolamento e tornare subito in gara.
Tuttavia, nonostante sia una soluzione interessante, solo pochi atleti sanno quali sono le reali conseguenze.
Se, per esempio, si è accusati di doping entro quattro anni dalla ammissione, questa prima violazione “stabilita tramite la traccia amministrativa” sarà considerata come prima violazione e la nuova violazione sarà qualificata come una seconda violazione.
Le sanzioni possono poi essere raddoppiate dalla FEI: con tre violazioni entro il periodo di quattro anni l’atleta in questione ha un problema con la FEI.
Non si tratta di dire che la scelta del “percorso amministrativo” sia errata, ma è sempre bene considerare quali opzioni si trovano nel caso si debba sottoporre il cavallo ad un controllo. A volte, può essere meno dannosa una sospensione volontaria dall’attività.
Contrariamente a quanto avviene nei procedimenti penali, i regolamenti di doping in tutto il mondo presuppongono che la “persona responsabile” (ovvero la persona responsabile del cavallo) sia colpevole finché non dimostra diversamente.
Nello specifico, il responsabile accusato della violazione deve dimostrare di poter spiegare come un medicinale specifico è entrato nel sistema del cavallo.
Secondo il regolamento sul doping, si applica il principio di responsabilità rigorosa. Dopo aver dimostrato come il medicinale è entrato nel sistema del cavallo, il responsabile deve dimostrare di non avere “colpa significativa” o “negligenza” nella violazione delle norme di doping. Le circostanze del caso specifico sono cruciali.
Per questo, sono molto importanti:
- Prove della valutazione del tempo di fermo;
- Non essere in gara in quel periodo (nessun miglioramento della prestazione)
- Documentazione: il veterinario che ha curato il cavallo deve essere una persona affidabile ed il trattamento deve essere documentato passo per passo.
Tutto può svolgere un ruolo cruciale nella decisione finale del Tribunale della FEI.
Foto: google//Fonte: equnews//HorseTimes