Raddoppia da 6 a 12 mesi la squalifica per il completista azzurro Pietro Roman

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Il Tribunale Nazionale Antidoping ha raddoppiato da 6 a 12 mesi la squalifica per Pietro Roman.

Avevamo già avuto occasione di parlarne qualche mese fa, lo ricordiamo, quando il cavaliere azzurro era stato fermato dal Tribunale Nazionale Antidoping.

La motivazione della sospensione era basata sul fatto che Pietro non aveva rispettato le norme riguardanti la reperibilità imposta ai cavalieri che prendono parte alle olimpiadi.

Il cavaliere romano, figlio di Federico Roman, che era stato medaglia d’oro individuale a Mosca nel 1980, è stato presente alle Olimpiadi di Rio 2016 nel Team della disciplina del Completo.

Inizialmente, il Tribunale Nazionale Antidoping aveva sospeso Pietro per 6 mesi. Tuttavia, la Procura Nazionale Antidoping aveva fatto ricorso poiché, di fatto, c’era stata un’incomprensione di fondo.

Pietro Roman aveva, infatti, spiegato che era convinto del fatto che, una volta terminate le Olimpiadi, sarebbero anche terminati gli obblighi verso le Norme Sportive Antidoping. Ovvero: non avrebbe più dovuto stilare una tabella trimestrale con i propri spostamenti per essere raggiungibile in ogni momento per un qualsiasi controllo.
In genere vengono inviate delle email per avvisare… ma per un cavaliere con scuderia e famiglia il controllo della posta elettronica passa certamente in secondo piano… a lui, come a molte altre persone. Quindi, si è letteralmente perso i richiami.

Sono tre le inadempienze che sono costate la sospensione del cavaliere azzurro: 22 settembre 2016, 5 ottobre 2016 e 11 gennaio 2017.

E’ stata una leggerezza, più che una colpa vera e propria colpa. Purtroppo, recentemente, dopo la 2^ istanza, è stato dato un verdetto definitivo: la squalifica raddoppierà e scadrà il 21 marzo 2018.

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: ansa Foto: Weronika Frisinghelli//Riservata