La lettera pubblicata su Facebook da Andrea Schenal, tecnico del Comitato Veneto della Federazione Italiana Sport Invernali, ha scatenato sul web un vero e proprio vespaio.
Valida per tutti gli sport e non solo per lo sci, questa lettera aperta riprende e ricorda a tutti i genitori che lo sport è un gioco e che una sconfitta non determina di certo il futuro del proprio figlio.
Quante volte, anche nell’ambiente equestre, ci è capitato di vedere dei genitori cercare di imporsi al posto di tecnici o istruttori?
Nello sci come in tutti gli sport e nella vita di tutti i giorni non è raro trovarsi davanti a delle figure genitoriali che sono solite prendersela con l’allenatore, con il figlio e con gli avversari qualora la gara non vada come sperato.
“Essere un genitore è una situazione ad alta emozionalità sia che il figlio/a abbia 5 anni o 25 anni. – scrive Schenal -Si è tentati di cercare nei figli quello che non si è stati; molto spesso però i genitori si trasformano da primi tifosi a esseri urlanti e nervosi che se la prendono con tutti, in primis con gli allenatori e poi con i figli stessi. È normale sentire l’adrenalina della vittoria e la tristezza per una sconfitta, ma un genitore deve rimanere sempre e solo un genitore, un tifoso e null’altro.
In Italia, a differenza di quanto avviene nel mondo anglosassone, il genitore non è solo un genitore, ma pretende spesso di interpretare il ruolo di capo allenatore, direttore sportivo, preparatore atletico, fisioterapista, mental coach e giornalista, tutti ruoli che necessitano di una preparazione specifica e di una esperienza concreta. Genitori fate solo i genitori, basta e avanza, questo è il mio consiglio. Quando io lavoro con squadre giovanili la prima regola che pretendo è che i genitori non entrino mai nelle decisioni tecniche che regolano la squadra stessa, che non siano invasivi durante gli allenamenti e che durante le gare facciano i tifosi e mai gli allenatori.”
Purtroppo, al mondo d’oggi, è sempre più difficile essere insegnanti e coach: i genitori tendono ad essere ciechi davanti ai propri figli. Spesso, infatti, non riescono a riconoscere i limiti o gli errori del proprio figlio. Di conseguenza, un brutto voto o una sconfitta diventano motivo di scontro con chi di competenza.
Siamo ormai nel 2018 e non è concepibile che non sia ancora chiaro a tutti che lo sport è fondamentale per la formazione di una persona: sono le sconfitte a dare la giusta motivazione per un continuo miglioramento, non le vittorie che arrivano come una conferma delle lezioni imparate nel tempo.
Per quanto possa sembrare assurdo, la triste verità narrata tra le righe di questa riflessione è reale: basti pensare al pestaggio di un giovane arbitro ad opera di alcune madri piuttosto contrariate alla fine di una partitella di calcetto tra bambini nel napoletano avvenuta qualche mese fa.
“Lo sport deve essere divertente, positivo ed eccitante; mantieni sempre questa prospettiva; per tuo figlio/a lo sport non deve diventare un lavoro, ma deve rimanere un gioco; perdere o vincere una gara non influirà sul come la terra gira attorno al sole. Se tuo figlio vede che tu sei rilassato e ti stai divertendo sicuramente avrà risultati migliori. Nello sport il bastone e la carota non funzionano quasi mai”.
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