Roma agguanta il testimone britannico.
Dopo la prima tappa ospitata ad Houghton Hall (Gran Bretagna, 23-26 maggio) il circuito FEI Eventing Nations Cup™ può stilare la prima graduatoria, prendendo così il polso della disciplina del completo a livello internazionale.
Questa la classifica della prima tappa: Germania (90,6 punti negativi), Svezia (91,2), Gran Bretagna (99,2), Francia (113,3), Olanda (125,7), Belgio (129,1),Italia (154,6), Svizzera (2033,0) e Spagna (2042,9).
La classifica individuale – 114 i partenti – ha designato questo podio: il tedesco Christoph Wahler con Cariata S (24,8 punti negativi)ha lasciato alle sue spalle la svedese Louise Romeike su Waikiki 207 (28,4)e la britannica Rosa Onslow su Rle Limbo Kaiser (29,1).
La migliore prestazione azzurra è in 20° posizione e porta la firma di Paolo Torlonia con Miss Fernhill (38 punti negativi).
La squadra tedesca sembra decisa a strappare la leadership 2018 alla Gran Bretagna. Occorrerà vedere cosa ne pensano gli atleti della Union Jack, ovvero come reagiranno a questa sconfitta avvenuta in casa. Il circuito è, infatti, fin dalla sua prima edizione, una storica battaglia tra Germania (vincitrice 2017, 2016, 2014 e 2012) e Gran Bretagna (vincitrice 2018, 2015 e 2013).
Veniamo alle aspettative dell’Italia, in attesa proprio dell’appuntamento dei Pratoni del Vivaro (6-9 giugno), seconda tappa del circuito che invierà all’Olimpiade di completo la migliore nazione non ancora qualificata.
Tre team che precedono gli azzurri in questa prima graduatoria (Germania, Gran Bretagna e Francia) sono già qualificate per Tokyo 2020. Occorre, quindi, d’ora in poi, che gli azzurri facciano meglio di Svezia, Olanda e Belgio.
Questa la situazione “ranking” FEI Eventing Nations Cup™:
1 Germania (100) – già qualificata per Tokyo 2020
2 Svezia (90)
3 Gran Bretagna (80) – già qualificata per Tokyo 2020
4 Francia (70) – già qualificata per Tokyo 2020
5 Olanda (60)
6 Belgio (55)
7 Italia (50)
8 Svizzera (45)
9 Spagna (40)
fonte: Press Office FEI Eventing Nations Cup™ Italy//foto credit: Massimo Argenziano