Il destino del cavallo sportivo a fine carriera è un argomento davvero molto delicato, che sta a cuore a tanti e di cui se ne parla sotto diversi aspetti da molto tempo.
Giuridicamente il cavallo, a differenza del cane, non è un animale da affezione, e per tanto non è destinatario delle norme di protezione previste per gli animali da affezione.
Ne consegue che allorquando non sia più idoneo per età o per limitazioni fisiche all’attività la sua destinazione sembrerebbe dover essere il macello, analogamente ai tanti cavalli destinati sin dalla nascita a tale fine (L’Italia è il più grande consumatore europeo di carne di cavallo).
Rammentiamo che secondo la legislazione vigente il cavallo si distingue fra “cavallo a destinazione produzione alimentare” DPA e “cavallo non a destinazione produzione alimentare” NON DPA.
La stragrande maggioranza dei cavalli sportivi da sella, onde poter garantire loro il migliore trattamento veterinario sono dichiarati NON DPA (dichiarazione irreversibile).
L’ipotesi incivile ed ingrata di “liberarsi” di un compagno fedele che ti ha servito per lunga data, sembra fortunatamente cozzare con altre norme giuridiche che vietano al veterinario l’eutanasia di un cavallo se non per comprovate ed ineludibili esigenze determinate secondo scienza e coscienza, che non comprendono sicuramente, in presenza di buona salute, la vecchiaia e/o “l’inutilità sportiva”.
In altre parole ancorché formalmente e giuridicamente non animale da affezione, altre norme sembrerebbero di fatto considerarlo tale perchè NON DPA.
Tale contraddizione, che fortunatamente va a favore del cavallo, crea per altro non pochi problemi, laddove il cavallo non abbia la fortuna di avere un proprietario che, indipendentemente dalle previsioni normative, senta il dovere ed abbia la capacità economica di mantenerlo ed accudirlo adeguatamente per tutta la vita.
Diversamente il povero cavallo avrà un destino particolarmente infelice (macelli abusivi, abbandoni, maltrattamenti ecc., di cui tutti i giorni veniamo a conoscenza).
D’altro canto per tanti proprietari di cavalli a fine carriera, pur non mancando il desiderio, può mancare la disponibilità economica per il suo mantenimento tutta la vita.
È ancora da soggiungere che il mantenimento a vita di decine di migliaia di cavalli sportivi a fine carriera costituisce inevitabilmente un ostacolo all’allevamento, all’acquisto ed all’impiego di nuovi cavalli, con danni enormi al modo del cavallo in generale.
Il problema che verrà sempre più in evidenza negli anni a venire può e deve essere risolto con vari interventi coordinati, sia creando una sempre maggiore sensibilità dei proprietari e/o detentori di cavalli sportivi sia dando vita ad un utile rete di strutture dedicate ai cavalli anziani, con costi accessibili per tutti, anche con contributi pubblici analogamente a quanto previste per i canili, laddove senza ipocrisie si voglia riconoscere al cavallo gli stessi diritti già riconosciuti a cani e gatti.
Si potrebbe ipotizzare che accanto ai tanti costi, talvolta sicuramente eccessivi, per il mantenimento e l’attività sportiva del cavallo si possa ritagliare di volta in volta qualche euro che costituirà una piccola, ma preziosa, “pensione” per quando sarà vecchio.
Ma forse questo rimarrà solo un sogno…
Autore: Gianluca Monarca