Cinque anni fa, negli USA, un rinomato veterinario ricercatore in medicina integrativa, il Dott. Schoen ha avviato una collaborazione con Susan Gordon, un’addestratrice di cavalli, per concepire 25 principi per una equitazione compassionevole: semplici cambiamenti che qualsiasi persona, a contatto con i cavalli, può mettere in atto per migliorare il proprio rapporto con gli equini.
La passione del Dott. Schoen lo ha portarto in giro per varie scuderie, dove ha notato scuderie dove le persone sembravano aperte nella comunicazione, gentili e tolleranti con i cavalli e in generale verso il genere umano, e altre completamente al contrario. Si è reso conto, che una parte importante della guarigione dei cavalli in cura, veniva dall’instaurazione di un ambiente “salutare” e di felicità in ogni scuderia, dando beneficio a tutti: cavalli e persone.
Ecco una piccola intervista che anticipa il libro “the compassionate equestrian”:
- Qual’è la cosa piu importante per poter inserire la compassione nel mondo dei cavalli?
- La piu grande barriera alla compassione sono i soldi. E’ un’arma a doppio taglio: è quelo che permette di fornire i servizi e le cure necessarie per far star bene i cavalli, ma è anche il desiderio di denaro che pone il benessere degli animali in pericolo.
- Cosa vede di necessario, o totalmente carente?
- Educazione e sensibilizzazione. La compassione nasce dalla consapevolezza. Purtroppo, la generazione più giovane negli Stati Uniti, sembra essere intrinsa da auto-indulgenza e gratificazione immediata. Serve uno sforzo del sistema educativo, per incentivare gli studenti a prestare servizio alla comunità, che sarebbe un ottimo inizio. Sarebbe bello vedere le organizzazioni equestri creare programmi di sensibilizzazione per i giovani cavalieri.
- Come si può integrare la compassione nel lavoro con i cavalli, e per tutti i soggetti coinvolti?
- Io sono nel “business del sollievo dal dolore” e quindi so come il dolore influisce sul comportamento del cavallo: il suo peso, il pelo ma anche il suo apparato digerente. La mia esperienza in questo settore, mi ha permesso di capire quanto il cavallo può essere riconoscente. C’è una certa percentuale di cavalli che preferisce “tenersi” addosso il dolore, invece che disfarsene: questi sono animali che purtroppo non posso aiutare. Per fortuna, la maggior parte vogliono essere guariti, ed è da loro che ricevo le migliori “conferme” di quello che faccio
- Ha altri suggerimenti da dare a chi lavora con i cavalli?
- Spendere piu tempo a toccare il proprio cavallo, il quale è sicuramente legato a chi lo cavalcare. Passare molto tempo a terra con lui accarezzandolo, pulendolo, e migliorando il rapporto con lui, che diverrà sempre più stretto, migliorando inoltre la consapevolezza. Vedo sempre più spesso animali trattati come oggetti piuttosto che esseri “viventi”.