Cavalli bolsi: un aiuto concreto da una gestione corretta

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I problemi respiratori nei cavalli sono purtroppo all’ordine del giorno, e sono tantissime le persone che si trovano a doverli gestire, cercando di alleviare come possono sintomi che riducono drasticamente la qualità della vita del cavallo, come una brutta tosse o addirittura, nei casi più gravi, delle vere e proprie crisi d’asma.

Fino a qualche anno fa, anche quando studiavo, questa patologia veniva chiamata COPD (bronchite cronica ostruttiva), e si pensava fosse legata soprattutto a bronchiti ricorrenti non adeguatamente curate. Negli anni l’esperienza, sia con i miei cavalli che con quelli di miei clienti, gestiti con tutte le attenzioni possibili, mi ha fatto capire quanto questa causa, malgrado un certo grado di verità, non fosse l’unica.

Oggi, infatti, si sa di più di questa patologia a cui, lungo strada, hanno cambiato il nome in RAO (Recurrent Airway Obstruction). Tecnicamente la RAO è un’infiammazione cronica di polmoni e vie aeree causata dalla inalazione continuata di allergeni come polvere, pollini e muffe, tutto quello che sicuramente si incontra nelle scuderie. Con il tempo alcuni cavalli diventano ipersensibili all’inalazione di queste, sviluppando reazioni infiammatorie che possono con il tempo portare alla patologia respiratoria cronica, tipica di quei cavalli che semplicisticamente definiamo “bolsi”.

Questa condizione molto debilitante per la vita dell’animale, che avrà seri problemi negli scambi respiratori sia a riposo che, soprattutto, in movimento, solitamente colpisce i cavalli costretti a vivere in ambienti polverosi e poco areati ma, come vi dicevo, non è raro purtroppo diagnosticarla anche in soggetti allergici che apparentemente vivono in ambienti idonei.

A questi cavalli basta anche la polvere della lettiera o gli allergeni che inevitabilmente si trovano anche nei fieni più belli, per scatenare crisi respiratorie anche gravi.

La gestione del singolo cavallo, e della scuderia in toto, giocano un ruolo fondamentale nel controllo di questa patologia: modificazioni semplici nelle abitudini quotidiane possono fare la differenza nella maggioranza dei casi.

Quando si parla di patologie respiratorie, il rischio che si cronicizzino, alterando la qualità della vita dell’animale e del proprietario che se ne deve prendere cura quotidianamente per tutta la sua vita, è talmente elevato da costringerci ad affrontare la situazione in tempi molto brevi; cure mediche immediate, se la patologia è conclamata, e una corretta gestione del cavallo che ne soffre, servono a guarire e anche a ridurre la possibilità che la malattia si ripresenti, magari più aggressiva di prima.

I maggiori fattori che impediscono al cavallo affetto da RAO di respirare bene sono:

  • Broncocostrizione: la muscolatura liscia che avvolge le strutture respiratorie all’interno dei polmoni si contrae, rendendo più stretto il passaggio per l’aria. Se questa condizione permane a lungo, i muscoli si rimodellano diventando ipertrofici in maniera definitiva. Tutto questo si ripercuote in modo permanente sulla salute del cavallo. Perciò non bisogna mai sottovalutare questi problemi, così da poter intervenire prima che si generi una condizione potenzialmente irreversibile.
  • Infiammazione: l’infiammazione prolungata comporta un richiamo di neutrofili e una produzione di liquido che si accumulerà nei polmoni rendendo difficoltoso il normale scambio d’aria con bronchi e bronchioli.
    Nelle condizioni croniche questo liquido sarà più che altro muco denso e appiccicoso, apprezzabile anche attraverso l’evidente scolo nasale.

Un po’ come succede alle persone allergiche ai gatti, che stanno male anche se soggiornano solo qualche minuto in un ambiente dove è passato un gatto giorni prima, anche per i cavalli ipersensibili stare in un ambiente dove nell’aria ci sono gli allergeni che gli danno più fastidio, come le muffe contenute nel fieno, può diventare un vero problema. Per questa ragione la prevenzione è importantissima ed è proprio qui che entra in gioco chi ha il compito di occuparsi quotidianamente del cavallo, perché sono proprio gli sforzi che si possono fare per avere una gestione più attenta a salvaguardare la salute dell’animale, a fare davvero la differenza per questa patologia, più dei farmaci che il veterinario può prescrivere. I farmaci servono, infatti, a gestire più che altro i sintomi della malattia e a trattare l’infiammazione, ma sul suo controllo hanno un ruolo marginale. Dovrebbero essere proprio i veterinari ad educare i loro clienti ad una gestione consapevole, in modo da ridurre al minimo l’utilizzo di farmaci, che siano somministrati per bocca, iniezione o areosol.

Ma cosa si può fare in concreto per aiutare i cavalli con la RAO?

Bagnare il fieno

Il fieno asciutto è una delle prime fonti di polvere e spore fungine che si alzano nell’aria delle scuderie, ed è dunque causa dello sviluppo della RAO in cavalli predisposti. Anche se il fieno apparentemente sembra bellissimo, purtroppo quasi sempre contiene polvere e muffe, anche se in minor quantità, e nei cavalli ipersensibili basta un niente per scatenare una crisi. Per molte persone, convinte di avere il miglior fieno del mondo, è difficile comprendere questo concetto.

Bagnare bene il fieno, mettendolo in un recipiente (anche una carriola) e lasciandolo in ammollo per qualche minuto, aiuta ad abbassare polveri e muffe che altrimenti verrebbero inalate dal cavallo mentre mangia. Più il cavallo è sensibile, più il fieno deve essere ben bagnato, mentre per i cavalli che hanno solo una leggera sensibilità, il fieno può essere anche solo inumidito usando la canna dell’acqua o dato asciutto, purché fuori dalla scuderia.

Evitare l’accesso alle rotoballe

Dato che i cavalli con questi problemi respiratori hanno generalmente un gran beneficio quando vengono lasciati al paddock molte ore al giorno se non h24, c’è chi fa l’errore di lasciare a disposizione all’esterno dentro il portafieno una rotoballa da cui il cavallo può mangiare tutto il giorno. Per cavalli che non hanno di questi problemi è un ottima abitudine perché così si lascia a loro la possibilità di autogestirsi per quanto riguarda l’accesso al fieno, un po’ come farebbero con l’erba in natura, ma per quelli con un apparato respiratorio compromesso è come tirarsi la zappa sui piedi.

Il fieno in balloni, per buono e profumato che sia, contiene alte concentrazioni di endotossine, a causa del sistema con cui viene imballato, e i cavalli infilandoci dentro il muso per mangiarlo ne vengono inevitabilmente a contatto scatenando la sintomatologia. In molti, sbagliando, pensano che “se il fieno non è somministrato all’interno della scuderia va sempre bene”, ma non è così: sicuramente all’esterno questi cavalli respirano meglio, ma gli allergeni ci sono anche lì.

In questi casi preparare a mano tutti i giorni mucchi di fieno al paddock, magari inumidito, o avvalersi di reti da slow feeding che, avvolgendo il ballone, costringono il cavallo a mangiare lentamente senza poterci infilare dentro tutto il muso, possono essere di aiuto.

Utilizzare fieni trattati, fieno crock o in pellet

Ci sono condizioni respiratorie così gravi in cui il fieno bagnato, anche bene, può non bastare a contenere sintomi respiratori molto gravi come, ad esempio, la broncocostrizione apprezzabile attraverso un caratteristico fischio che si sente mentre il cavallo respira, una tosse continua e delle vere e proprie crisi d’asma.

Per questi cavalli, anche le poche particelle che inalano mangiando fieno bagnato possono scatenare crisi respiratorie e dunque non si può fare altro che trattare il fieno con la macchina che lo vaporizza o sostituirlo completamente con fieni trattati industrialmente e confezionati sotto vuoto, oppure con fieni crock o addirittura pellettati. In commercio ce ne sono diversi e per tutti i problemi sono gli stessi:

il costo è elevato e sono molto ricchi di zuccheri (perché molti sono melassati per aumentarne l’appetibilità) e dunque si ha la tendenza a non darne abbastanza al cavallo. Il risultato è che i cavalli non assumono abbastanza fibra con la dieta e finiscono la loro razione molto velocemente e quindi, se vivono in box, non hanno neppure il passatempo di mangiare il fieno per un tempo adeguato.

Malgrado queste controindicazioni i cavalli ipersensibili non possono fare a meno di mangiare fieni completamente “puliti” da polveri e muffe, e dunque è bene valutare quello che offre il mercato e fare un ragionamento su cosa sia meglio per il vostro cavallo.

Vaporizzare il fieno

Da qualche anno esiste anche la possibilità di vaporizzare il fieno con una macchina costituita da uno speciale contenitore, dove si mette il fieno, collegato ad un apparecchio generatore di vapore (Purificatori Haygain). Questo tipo di trattamento, portando il fieno ad una temperatura oltre i 100 gradi attraverso il caldo umido del vapore, ne riduce molto la carica batterica, le muffe e la polvere. Dopo il trattamento il fieno non è veramente bagnato ma solo inumidito e ancora croccante, ravvivato nel colore e nel profumo, tanto da essere particolarmente appetibile per molti cavalli.

Venduta in diverse misure per avvicinarsi alle varie necessità, può essere un ausilio fondamentale in scuderie in cui ci sono cavalli con questi problemi. Io ho questa macchina da molti anni e devo dire che la uso costantemente sia per un cavallo che ha la RAO, che per cavalli ricoverati che hanno una certa sensibilità ai fieni normali, ma anche per i cavalli che soffrono di Sindrome Metabolica e che quindi devono calare gli zuccheri nella loro dieta. Nel fieno vaporizzato, infatti, si riduce la quota di zuccheri, rendendolo adatto anche per questi cavalli.

Ci sono studi che hanno dimostrato come in cavalli alimentati con fieno vaporizzato si riducessero di molto i sintomi respiratori legati alla RAO, rispetto a cavalli alimentati con fieni normali non trattati.

Noi abbiamo una macchina che contiene una quantità di fieno pari ad una balletta (circa 25 kg) e la teniamo all’interno della scuderia. Comprare una macchina come questa, che ha un certo costo, e utilizzarla in maniera continuativa su cavalli con problemi respiratori potrebbe sembrare un impegno esagerato, ma bisogna pensare prima alla salute del cavallo e poi a quanti soldi in farmaci verrebbero risparmiati sul lungo periodo.

Peraltro, i farmaci d’elezione sono in genere corticosteroidi (cortisone), che se dati in maniera continuativa possono generare gravi effetti collaterali da non sottovalutare mai.

Per evitarli ci si può avvalere di una maschera per aerosol per somministrare localmente il cortisone nei momenti in cui la patologia si riacutizza e la sintomatologia è più debilitante.

I cavalli con la RAO devono stare al paddock

Cavalli ammalati lasciati sempre in paddock non polverosi e con del buon fieno a disposizione, hanno spesso un beneficio inimmaginabile. Se questo tipo di gestione non fosse possibile, soprattutto per i cavalli che fanno sport a livello agonistico, bisognerebbe almeno avere la possibilità di farli uscire in maniera costante, soprattutto nei momenti in cui si rifanno i box e si spazza la scuderia alzando inevitabilmente molta polvere che impiega almeno un ora per depositarsi.

Scegliere la scuderia giusta

C’è chi sceglie la scuderia in funzione dell’istruttore, della vicinanza da casa o in base ad altre caratteristiche che poco hanno a che vedere con il benessere del cavallo, dimenticandosi di quanto si possa risparmiare di veterinario e cure sul lungo periodo se il cavallo viene gestito bene in una scuderia “sana”.

La scuderia deve essere ben areata, i box devono avere finestre aperte tutto il giorno senza pensare che, aprendole, i cavalli prendano freddo. Di sera, in inverno, è giusto chiuderle ma, se non si aprono di giorno oppure si aprono tardi e si chiudono presto, è inutile averle e l’aria in scuderia rimane sempre pesante e malsana.

I box devono essere puliti bene perché l’ammoniaca contenuta nell’urina è molto irritante per le vie respiratorie, predisponendo i cavalli obbligati a respirarla, a queste forme infiammatorie che con il tempo diventano croniche. Dunque le scuderie in cui le lettiere puzzano di ammoniaca non andrebbero bene per nessun cavallo, anche il più sano, dunque per i soggetti più sensibili che soffrono di allergie e problemi respiratori cronici sono assolutamente da evitare.

Scegliere la lettiera giusta

La scelta della lettiera è molto importante perché lettiere polverose sono assolutamente deleterie per i cavalli con la RAO. La paglia è la lettiera peggiore in assoluto perché, come il fieno, contiene allergeni come polveri e muffe. Anche pula e lolla di riso sono molto polverose e per questo poco adatte. Per avere la garanzia che non ci sia alcuna polvere c’è chi addirittura utilizza la carta tagliata a striscioline, ma per i cavalli non è assolutamente confortevole: assorbendo poco e non compattandosi gli animali si trovano inevitabilmente a doversi sdraiare sul cemento duro, umido di urina. Una volta la utilizzavano per i cavalli da corsa sensibili alle polveri delle normali lettiere, ma ora sono diversi anni che, per fortuna, non le vedo più.

Il truciolo depolverato potrebbe andare bene, ma non per i soggetti più gravi perché a loro può comunque dar fastidio. A me sembra che la lettiera in truciolo enzimata (più umida e compatta), la torba e la lettiera in cocco possano essere le migliori, anche se purtroppo sono costose e spesso di difficile gestione, soprattutto per un unico cavallo in tutta la scuderia. In ogni caso se un cavallo sta male una soluzione va trovata e la cosa migliore, a mio parere, è quella di fare delle prove scegliendo tra le lettiere meno polverose, per valutare quale sia quella che da meno problemi respiratori al cavallo.

Aggiungere alla dieta una integrazione a base di Omega3

In medicina umana gli acidi grassi omega 3 sono utilizzati per aiutare a gestire diverse condizioni infiammatorie, anche di origine respiratoria. Ci sono studi che hanno dimostrato come cavalli affetti da infiammazioni croniche a livello dell’apparato respiratorio trattati con Omega-3 stessero meglio rispetto a quelli non trattati.

Dunque, perché non provare?

Contenuti in grandi quantità nell’olio di fegato di merluzzo si trovano in molti integratori per cavalli sotto forma di olio, solitamente appetibile. In fondo si tratta di una integrazione alimentare facile da somministrare nella razione, che non può nuocere in nessun modo al cavallo e che potrebbe rivelarsi un aiuto in più nella gestione di una patologia cronica di difficile soluzione.

 

La mia Peppina aveva la RAO, sempre gestita con tutte le attenzioni moltissimi anni fa. Quando aspettava il suo primo puledro, cominciò ad avere delle crisi d’asma di cui ai tempi mi era incomprensibile la causa. Era allergica e questa allergia negli anni è diventata sempre più seria così, volente o nolente, ho dovuto imparare a gestirla. Averci a che fare in prima persona fu ben diverso rispetto a dare consigli ai miei clienti, perché negli anni ho fatto milioni di prove prima di realizzare cosa davvero mi aiutasse a gestire il problema. Suo figlio, il puledro di allora ormai quindicenne, ha lo stesso disturbo e questo mi ha fatto capire quanta ereditarietà c’è anche in problemi come questi.

Ovviamente un flacone di cortisone va sempre tenuto a disposizione, ma se la gestione è attenta saranno poche le occasioni in cui bisognerà utilizzarlo. Al massimo è importante avere a disposizione una maschera per aerosol per fare dei cicli di trattamento quando il cavallo ne ha più bisogno.

Carlotta Caminiti DMV

Centro Veterinario Equino Le Cicogne
www.lecicogne.com

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