Finale olimpica al cardiopalma per il salto ostacoli ai XXXIII Giochi Olimpici di Parigi 2024, martedì 6 agosto, sul campo gara realizzato ai piedi della Reggia di Versailles.
Emanuele Camilli e Odense Odeveld sono entrati nella storia degli sport equestri italiani per avere preso parte a una finale olimpica individuale a distanza di 20 anni dall’ultima partecipazione azzurra in un’analoga gara (Atene 2004). In quella occasione Juan Carlos Garcia, Bruno e Vincenzo Chimirri rappresentarono l’Italia. Da lì ad oggi nessun cavaliere era riuscito ad ottenere un risultato così importante per l’Italia in un’edizione dei Giochi.
Il cavaliere romano, ormai residente da anni in Germania, alla sua prima partecipazione olimpica, e il suo belga di 10 anni hanno chiuso la finale odierna con 12 penalità e un tempo di 81”08. Il difficilissimo tracciato disegnato dallo spagnolo Santiago Varela Ullastres e dal francese Gregory Bodo (a coadiuvarli anche l’italiano Elio Travagliati) ha presentato diverse difficoltà disseminate nei 15 ostacoli (per 19 salti con due gabbie e una doppia gabbia) che hanno composto un percorso degno di una finale olimpica dall’altezza massimo di un metro e sessantacinque centimetri. A dirigere la giuria della gara svoltasi nello splendido scenario con vista sulla Reggia è stata l’altra italiana Frances Hesketh Jones Triulzi.
Camilli e Odense Odeveld hanno commesso errore al verticale numero 1, al verticale di tavole numero 11, posizionato di seguito alla doppia gabbia e infine al penultimo salto del tracciato, il numero 14: un oxer su fosso nella dirittura finale. Un risultato, quello di Camilli e Odense, valido per il 21° posto della finale olimpica, ma che consente all’azzurro e al suo compagno di gara di lasciare un segno indelebile nella storia degli sport equestri azzurri.
“Emanuele e Odense – ha detto il CT azzurro, Marco Porro – hanno saltato molto bene la parte più difficile del tracciato, rappresentata certamente dalle combinazioni (due gabbie e una doppia gabbia ndr) e da oxer davvero imponenti. L’errore al numero uno – ha aggiunto Porro – ha certamente compromesso la concentrazione di Emanuele che, alla sua prima partecipazione olimpica, ha potuto contare su un Odense cavallo dal grande potenziale e in splendida forma con i suo 10 anni di età. Dobbiamo essere soddisfatti del risultato e di questa qualifica alla finale che mancava all’Italia da troppi anni. Emanuele, dal canto suo, può essere soddisfatto di quello che ha fatto oggi e di essere riuscito a portare a questi livelli un cavallo che con lui forma un binomio su cui l’Italia potrà contare per il futuro”, ha concluso il Commissario tecnico.
“Credo – ha detto il Presidente della FISE, Marco Di Paola – che essere entrati in finale dopo 20 anni sia già un successo importante. Avevamo un binomio estremamente competitivo e molto determinato. L’errore al numero uno, purtroppo, ha certamente macchiato questa prestazione che ovviamente è non è partita nel migliore dei modi. Un ringraziamento deve essere rivolto a Camilli, al suo magnifico cavallo e a tutto lo staff che lo assiste. È stata una bellissima Olimpiade – ha aggiunto il presidente federale facendo un bilancio più ampio dell’edizione dei Giochi Olimpici per gli sport equestri italiani – che ci ha regalato tantissime emozioni, sia nel completo che nel salto ostacoli. Abbiamo ancora tanti obiettivi stagionali nel salto ostacoli come la finale di Varsavia, ma adesso concentriamoci e facciamo il tifo per la formidabile squadra azzurra di Dressage Paralimpico che i primi di settembre sarà qui a Versailles in campo a rappresentare il tricolore”.
Al termine di un barrage a tre, valido per l’assegnazione delle medaglie, sul primo gradino del podio olimpico è salito il tedesco Christian Kukuk (primo titolo olimpico in carriera) in sella a Checher 47, unico doppio netto della finale. Argento per l’elvetico e già campione olimpico (Londra 2012) Steve Guerdat su Dynamix de Belheme (0/4; 38″38), binomio campione d’Europa in carica (Milano 2023) e bronzo per l’olandese Maikel Van der Vleuten su Beauville Z (0/4; 39″12), che replica la medaglia conquistata a Tokyo 2020.