Un cavallo troppo magro non è bello e sicuramente non sta bene: diffidate da chi vi dice il contrario…
È ormai da qualche mese che si sente parlare con insistenza di un centro ippico che è stato segnalato, e in seguito denunciato dalle istituzioni e dalle associazioni animaliste, a causa della eccessiva magrezza dei cavalli della scuderia, che però andavano tranquillamente ai concorsi. Ed è proprio quando due ragazzine si sono presentate in concorso con questi cavalli che sembravano degli attaccapanni, e sono state squalificate prima ancora di poter gareggiare, che finalmente è emerso il caso. Questa storia, emersa solo ora malgrado questi cavalli siano stati notati anche in altre occasioni, a mio parere merita un’attenta riflessione a 360°.
C’è chi sostiene la tesi degli ignari cavalieri che, fidandosi del proprio istruttore, non hanno alcuna responsabilità nei confronti di questi poveri cavalli, costretti a lavorare senza potersi nutrire adeguatamente. E c’è invece chi, come me, sostiene che l’ignoranza in casi come questo non deve mai essere ammessa perché, per vedere situazioni come questa, pensarci un secondo e fare due più due, ci vuole davvero poco.
E poi c’è sicuramente una terza categoria, di cui onestamente vorrei parlare il meno possibile perché non merita neanche due righe, di quelli che si accorgono ma a cui non importa nulla, se non avere un cavallo qualsiasi da montare che probabilmente, con la poca energia che ha addosso, non fa neppure nulla per scaricarli come meriterebbero.. .
La cosa inquietante è che da quel caso in poi sono arrivate molte altre segnalazioni alle associazioni, come se ci fosse stata una ritrovata consapevolezza da parte di molte persone nei confronti del benessere dei cavalli utilizzati a scopo sportivo.
Faccio spesso uno sforzo interiore per non giudicare le persone, partendo dalla convinzione che sicuramente in molti amano andare a cavallo ma che, per le più disparate ragioni, non sanno molto sui cavalli in quanto “animali”, e dunque sono, in qualche maniera, facilmente condizionabili da persone che apparentemente ne sanno qualcosa in più.
Ci sono istruttori, ad esempio, molto bravi ad assumere quell’atteggiamento di sicurezza in grado di convincere chi, suo malgrado, si sente ignorante sull’argomento. Devo dire che mi sono sforzata molto per cercare di capire come, chi montava quei cavalli, non si sia accorto di quanto fossero magri ed affaticati ma, onestamente, non credo di esserci riuscita.
In ogni caso voglio provare a mettermi nei loro panni senza pregiudizio, per spiegare a tutti quanto sia importante imparare ad avere sempre un occhio critico quando si guarda un cavallo. Il mondo dell’equitazione è davvero ampio e comprende tanti cavalli, più o meno giovani e competitivi, e tanti istruttori che, dopo aver superato degli esami sia teorici che pratici, hanno ottenuto l’abilitazione ad occuparsi della preparazione tecnica dei loro allievi oltre che, naturalmente, dei cavalli che montano.
Purtroppo però questi esami non prevedono una valutazione sull’attitudine al rapporto con le persone, sull’empatia (requisito per me fondamentale se si vuol fare questo lavoro) e, soprattutto, sulla corretta gestione quotidiana dei cavalli in termini di alimentazione, etologia e corretta gestione di scuderia.
Quindi tra le numerose persone stupende che riescono a trasmettere ai loro allievi, oltre alla corretta tecnica in sella anche la giusta passione per i cavalli, fondamentale per poter fare della “giusta” equitazione, ci sono ancora molti personaggi che di nozioni tecniche ne danno ben poche ma che sono invece molto in gamba a raggirare i clienti a parole. Tra questi inserirei sicuramente anche chi ha in gestione i cavalli dei maneggi di cui abbiamo parlato sopra.
Ma finché le varie associazioni sportive, a cui i maneggi sono affiliati, non faranno regole più restrittive sul benessere dei cavalli e i relativi controlli, queste gestioni inadeguate ci saranno sempre. E allora diventa un dovere più che mai importante che, chi ha passione per l’equitazione, si informi su come debba presentarsi un cavallo sano e ben nutrito e possa valutare da sola, senza alcun raggiro, se i cavalli di una scuderia sono nelle giuste condizioni fisiche. I cavalli in lavoro, sani, che mangiano adeguatamente non sono mai magri! Ad un cavallo in buono stato di nutrizione non si contano le costole, non ha le punte delle anche sporgenti e i processi spinosi delle vertebre non emergono eccessivamente sulla schiena!
Esiste una scala riconosciuta a livello internazionale (Body Condition Score), di cui inserisco l’immagine, grazie alla quale, se avete dubbi, potete provare ad assegnare al cavallo un punteggio per valutarne la condizione fisica e chiarirvi le idee. Come tutte le scale, l’interpretazione può essere soggettiva ma sicuramente vi può aiutare a dare un valore a ciò che vedete.
Ovviamente all’interno di una scuderia dove ci sono molti cavalli ci può essere il soggetto più debole, in convalescenza, gastritico o con problemi di malassorbimento, magro malgrado mangi normalmente, ma se nello stesso posto, in quelle stesse condizioni, di cavalli ce ne sono di più, cominciate a farvi delle domande. In alcuni maneggi i cavalli vengono suddivisi in soggetti di serie A e soggetti di serie B: i primi, più giovani e performanti, vengono alimentati adeguatamente, ai secondi, invece, viene dato il minimo indispensabile per sopravvivere perché non servono più.
Ho sentito storie incredibili di proprietari che chiedevano conto della condizione fisica scadente del loro cavallo, a cui veniva raccontato che i soggetti che fanno poca attività devono mangiare poco altrimenti gli vengono le coliche o addirittura la laminite… Insomma, del vero e proprio terrorismo psicologico per avallare le loro palesi mancanze.
I cavalli che non sono più in attività perché anziani o ammalati non vanno dimenticati, anzi; devono mangiare un’adeguata quantità di mangime che varia da soggetto a soggetto, devono muoversi adeguatamente tutti i giorni e avere a disposizione la giusta quantità di fieno (che è circa l’1,5-2% del loro peso al giorno).
Altrimenti l’organismo comincia ad attingere alle sue riserve, il cavallo dimagrisce a dismisura finché, una volta finite le riserve si ammala e poi inevitabilmente va incontro ad una situazione da cui è molto difficile fare ritorno.
Cavalli magri chiusi sempre in box, con poco o niente fieno a disposizione, molto probabilmente hanno bisogno del vostro aiuto: purtroppo ne sanno qualcosa le associazioni che si occupano di recuperare questi cavalli dopo i sequestri, perché riprendere ad alimentarli correttamente spesso non basta. I cavalli più vecchi, paradossalmente, hanno bisogno di maggiori cure di quelli giovani e quindi non fatevi mai dire da nessuno “questo non si fa perché il cavallo è vecchio”. Ne fatevi mai dire che un cavallo che non serve più “si manda al macello”, perché questo non è accettabile da persone perbene e con un minimo di etica.
Peraltro, la maggior parte dei cavalli sportivi non è destinata al consumo umano (non DPA) e quindi il macello non può, per legge, essere la loro destinazione finale. La destinazione finale di un cavallo è scritta sul suo passaporto, quindi facilmente verificabile per chiunque in qualsiasi momento. Quando vi parlano di macello non cascateci subito, perché il più delle volte si tratta di un sistema rodato per impietosirvi e farvi magari acquistare un cavallo che a loro non serve più. Questo sarebbe comunque lecito e vi farebbe sicuramente onore, ma fatelo sempre con la consapevolezza che chi ve lo propone, minacciando di fargli fare una fine ingrata, non merita da voi alcun rispetto.
Quando si decide di dedicare tempo e risorse ad uno sport che richiede l’utilizzo di un animale, è un preciso dovere non pensare a quell’animale solo come ad un mezzo al servizio del nostro divertimento in cambio di denaro. Per questa ragione bisogna imparare ad aprire gli occhi, per poter giudicare da soli se l’animale vi sembra in una buona condizione e non in una condizione fisica scadente o anche solo accettabile.
Sicuramente i pony della scuola non sono mai tra gli equini più felici, spesso non vedono mai il paddock e il loro lavoro con i principianti non è certamente tra i più gratificanti, ma devono essere comunque belli e in carne, altrimenti cambiate scuderia. Non pensate che cambiare sia complicato perché non lo è: si gira, si guarda, si va a parlare con le persone che gestiscono i vari maneggi, si pongono le domande giuste e ci si fa un’idea. Spesso quell’idea è giusta, ma se venisse disattesa non dovrete mai adattarvi a situazioni che non vi sembrano buone. Chi lavora con gli animali lo deve fare con passione ed empatia, se queste premesse non ci sono, fatevi sempre delle domande.
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Se non c’è rispetto per l’animale come può esserci per me o mio figlio, che su quell’animale ci dobbiamo salire?
Vi ripeto quindi alcuni concetti da non dimenticare mai: è molto importante non accettare a priori situazioni che non vi sembrano idonee solo perché lo dice l’istruttore o l’uomo di scuderia che passa di lì.
- Se avete dei dubbi, esistono i veterinari e che, quando chi vi gestisce il cavallo vi sembra ostile e poco propenso a farlo visitare, sarebbe sempre meglio interpellare un veterinario chiamato da voi, diverso da quello della scuderia.
- Una visita veterinaria è quasi sempre una spesa affrontabile e possibilmente pagate voi il veterinario direttamente, senza che nessuno della scuderia faccia da tramite.
- Se i cavalli della scuderia vi sembrano davvero deperiti potete rivolgervi alle associazioni animaliste che si occupano di equini (Progetto Islander, Italian Horse Protection, Horse Angel) anche solo per chiedere un consiglio su come affrontare il problema.
Tutti i maneggi, a mio parere, dovrebbero periodicamente ricevere una visita delle associazioni o federazioni sportive a cui appartengono.
La Fise, ad esempio, dovrebbe richiedere a mio parere determinati standard e levare l’affiliazione a chi li disattende.
Purtroppo in Italia tutti sembrano essere eccessivamente garantisti a scapito spesso delle fasce più deboli, tra cui certamente ci sono anche gli animali.
Carlotta Caminiti DMV
Centro Veterinario Equino Le Cicogne
www.lecicogne.com