Come vi ho spiegato nella prima parte di questo articolo (Il parto nella cavalla: la preparazione), il parto è un momento molto delicato che andrebbe monitorato con attenzione, per essere sicuri che tutto vada per il meglio e preservare quindi la salute di mamma e puledro. Nel monitoraggio di questo momento bisogna stare attenti però a non disturbare la cavalla continuamente perché, se non è tranquilla, potrebbe decidere di partorire nell’unico momento in cui non la guardate.
La fattrice dovrebbe poter partorire in un box abbastanza ampio, pulito e con abbondante paglia come lettiera. Il box si dovrebbe poter osservare discretamente quando si avvicina il momento del parto, appunto per non disturbare troppo la cavalla. La cosa migliore sarebbe di montare una piccola telecamera che vi consenta di guardare senza essere visti. Ora ci sono in commercio piccole telecamere acquistabili ovunque e con prezzi accessibili a tutti, che si collegano addirittura con il cellulare.
Il parto nella cavalla è un evento piuttosto veloce che si suddivide in tre fasi.
Nella prima fase, che può durare anche una o due ore, iniziano le contrazioni e la cavalla manifesta segni di irrequietezza alternati a momenti di tranquillità. Possono sembrare dolori colici ma, invece, la cavalla ha finalmente iniziato il travaglio.
In questa fase la fattrice può ancora bloccare il parto se viene disturbata; per questo è importante che venga spostata nel luogo dove partorirà qualche giorno prima, così che l’ambiente non le sia estraneo e si senta tranquilla.
Con la rottura delle acque ha inizio la seconda fase del parto: da questo momento è importante tener d’occhio l’orologio perché nel giro di 15-30 minuti al massimo il puledro deve nascere. Chiaramente appena si rompono le acque, la cavalla non può più fermare il parto, neanche se disturbata.
In questa fase la cavalla, nella maggior parte dei casi, si sdraia per esercitare delle vigorose contrazioni addominali che consentono al puledro di impegnarsi nel canale del parto. Raramente capitano cavalle che, soprattutto se primipare, non si sdraiano volentieri a terra per partorire, probabilmente perché non si sentono abbastanza tranquille. In questo caso è importante intervenire per impedire che nella fase espulsiva il puledro, cadendo a terra dall’alto, si faccia male.
Il puledro rimane avvolto da una membrana biancastra semitrasparente e si presenta all’esterno della vulva con le zampe anteriori protese, una leggermente più avanti dell’altra. Tra le zampe compare la testa, avvolta dalla stessa membrana, che dovete aprire con le mani per liberargli il naso, il più velocemente possibile.
Per dare un aiuto in più alla cavalla nella fase espulsiva, si può afferrare il neonato appena sopra gli zoccoli e tirare SOLO quando la cavalle spinge. Un aiuto esterno è utile soprattutto al momento del passaggio delle spalle perché, essendo questa la parte più larga del neonato, la cavalla deve esercitare delle spinte più vigorose, affaticandosi molto.
Quando il puledro è finalmente nato, madre e figlio rimangono qualche minuto tranquilli a riposare, sdraiati uno accanto all’altro. In questi momenti la madre fa conoscenza con il suo puledro per riconoscerne l’odore, e da quel momento lo percepirà sempre come suo figlio e lo proteggerà da tutto e da tutti a scapito della sua stessa vita.
Ai primi movimenti di mamma e puledro, il cordone ombelicale si stacca naturalmente e, appena vi è possibile, è importante indossare guanti in lattice disinfettarlo molto bene, con una garza imbevuta di tintura di iodio o di clorexidina allo 0,5%.
I puledri, se stanno bene, sono generalmente molto reattivi fin dai primi momenti di vita e ansiosi di alzarsi, anche quando la mamma è ancora sdraiata per riprendersi dalla fatica del parto. Già nei primi minuti di vita in genere si mettono in decubito sternale e provano ad alzarsi, anche se i primi tentativi sono sempre abbastanza disastrosi, perché le gambe non li sorreggono ancora bene (vedi video).
Spesso cadono rovinosamente, ma niente paura perché nel giro di poco tempo il vostro puledro comincerà ad acquisire un po’ di forza e a sorreggersi bene sulle quattro zampe. Se nei primi momenti volete dargli una mano, potete sostenerlo per la coda: questo lo aiuta a mantenersi in equilibrio contribuendo a dargli un po’ più di sicurezza.
È di fondamentale importanza NON sostenerlo mai dalla gabbia toracica, perché le costole sono molto fragili e si rischia di romperle. La coda va benissimo perché è solida e fa anche un po’ da “timone”.
Appena il puledro sarà in grado di sorreggersi bene in piedi, bisogna aiutarlo ad espellere il meconio, il tappo di feci dure e abbondanti che si sono formate nella vita fetale che, normalmente, vengono eliminate entro le prime ore di vita. Dato che sono abbondanti e dure come sassi, se non vengono espulse nei tempi giusti possono causare dolori di pancia al puledro, che mostrerà segni di disagio e di conseguenza non si sentirà di mangiare dalla mamma entro i tempi giusti. Per questo motivo è buona norma fargli un clistere pronto all’uso a base di olio di vaselina, che si può acquistare in qualsiasi farmacia perché è ad uso umano (Clismalax). Vi consiglio di acquistarlo prima che la cavalla partorisca per averlo pronto all’uso quando vi servirà e, prima di utilizzarlo, scaldatelo leggermente in modo che quando lo fate al puledro non sia troppo freddo. Mi raccomando non deve essere neanche troppo caldo, solo leggermente tiepido.
Il clistere si può fare sia prima che dopo la prima poppata. L’effetto lassativo del latte spesso favorisce spontaneamente l’eliminazione del meconio ma, in pratica, dato che il meconio causa disagio e dolori addominali, prima viene eliminato prima il puledro si sente bene ed è quindi più desideroso di poppare dalla mamma.
Il puledro dovrebbe assumere il colostro entro due ore dalla nascita, altrimenti, andando avanti con le ore aumenta esponenzialmente il rischio di contrarre infezioni, che se gravi possono compromettere seriamente la salute del puledro fino, nei casi più gravi, comportarne la morte.
La ricerca della mammella è, per il neonato, un compito lungo e arduo che può impegnare parecchio tempo. Il puledro si avvicina alla mamma da varie angolazioni e prova a succhiare in punti improbabili, prima di capire finalmente da dove arriva il latte e come fare ad alimentarsi (vedi video).
Se la mammella è troppo piena, la cavalla sente dolore e, infastidita dal puledro, rischia di diventare aggressiva. In questi casi basta mungerla un po’: riducendo la tensione della mammella, quasi sempre la fattrice diventa più docile ed accetta che il puledro le si avvicini. Spesso, nei primi momenti, aiuta tenerla ferma con la capezza così che il piccolo non debba continuamente correrle dietro, rischiando di stancarsi troppo ancor prima di aver fatto la prima poppata.
Se entro 2 ore il puledro non ha ancora trovato la mammella, cosa comune soprattutto nei maschi, sempre piuttosto lenti nel capire come fare, niente paura. Prima che la cavalla partorisca procuratevi un biberon con una tettarella da pappe (hanno il buco d’uscita un po’ più grosso).
Dopo la nascita del puledro con calma potete mungere la cavalla in un recipiente pulito, filtrare con una garza il colostro e metterlo nel biberon.
La quantità di colostro che si riesce a mungere dipende dalla cavalla ma in genere non è mai meno di 20 ml, alcune cavalle arrivano anche a 100 ml. Se il puledro sta bene e ha fame accetterà di buon grado il biberon e succhierà velocemente il colostro, che essendo molto ricco di glucosio, gli darà anche una bella botta di energia. Quell’energia che probabilmente gli servirà per trovare prima e meglio la mammella della sua mamma.
Come per i bambini bisogna avere l’accortezza di non fargli aspirare aria mentre bevono dal biberon, tenendolo nella posizione corretta.
Quando poi il puledro avrà finalmente provato l’ebbrezza della mammella, non accetterà più il biberon, anche se glielo proponete.
Nelle prime 12 ore di vita del puledro è importante, anche se la mamma è stata regolarmente vaccinata, somministrargli del siero antitetanico in un muscolo della coscia (mai nel collo), e che il vostro veterinario verifichi che la quantità di anticorpi assunti dal puledro con il colostro sia sufficiente ad evitare il rischio di infezioni.
La valutazione del titolo anticorpale si può far fare dal veterinario anche in campo: si fa un prelievo di sangue al puledro e si utilizza un semplice test disponibile in commercio (Snap Test).
La fase conclusiva del parto, la terza fase, corrisponde al distacco completo della placenta dall’utero della cavalla (secondamento). La placenta, che appena dopo il parto pende dalla vulva, in genere impiega da qualche minuto a qualche ora a staccarsi completamente. È importante che questo periodo non si protragga eccessivamente perché, in tal caso, si deve pensare ad una “ritenzione placentare”, condizione che può seriamente compromettere la salute della cavalla portando ad una infezione uterina e, nei casi più gravi, anche a laminite. Noi, quando pende dalla vulva la infiliamo in un sacchetto di plastica pulito in modo da concentrane il peso perché questo ne favorisce il naturale distacco.
Non va MAI tirata ne staccata con le mani.
Se dopo 3 o 4 ore la placenta non si è ancora staccata chiamate il veterinario che dovrà intervenire nella maniera più opportuna.
È importante osservare attentamente la placenta, una volta che si è staccata, per valutarne l’integrità e il suo stato di salute. Gli occhi esperti di un veterinario, possono ricavare dalla placenta informazioni preziose sulle condizioni dell’utero della fattrice e sulla salute del puledro.
Nelle ore successive al parto è opportuno somministrare alla cavalla molto fieno e poco mangime finché non sporca adeguatamente. Oltre al fieno sarebbe perfetto farle del pastone bagnato 2 o 3 volte al giorno finché le feci non saranno quantitativamente e qualitativamente normali, per permettere all’intestino di risistemarsi nella sua posizione originale e rimettersi in moto completamente.
Spero di esservi stata di aiuto e di avervi dato qualche buon consiglio.
Per aiutare chi è alle prese con una cavalla che deve partorire l’anno scorso ho creato un applicazione gratuita per iPhone che potrebbe esservi di aiuto e che vi segnalo. Rispondendo a qualche semplice domanda vi aiuta a rendervi conto se tutto va come deve andare o se c’è qualcosa che non va ed è quindi importante chiamare il veterinario. Quando si tratta di puledri ogni minuto è prezioso,
L’applicazione gratuita si chiama Safe Foal e la trovate sull’App Store.
Se comunque il parto della vostra cavalla è un evento vi crea disagio e preoccupazione, vi ricordo che ci sono molte strutture veterinarie che si occupano di far partorire le cavalle, offrendogli un assistenza veterinaria di prim’ordine, e che i costi non sono esagerati.
Generalmente si riferisce la cavalla in clinica una decina di giorni prima di partorire per farla ambientare e creare gli anticorpi giusti per il nuovo ambiente in cui nascerà il puledro, e poi è buona norma portarla a casa non prima di una settimana in modo che il neonato si rinforzi bene prima di affrontare lo spostamento.
Un ringraziamento speciale per questo articolo va alla Dott. Carlotta Caminiti, responsabile del Centro Veterinario Le Cicogne.