L’attesa del piacere è essa stessa il piacere…

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Sapete quando a Natale l’albero è pieno di regali e i bambini, e non solo, sono così impazienti di scartarli da svegliarsi anzitempo e bruciare un po’ di tappe della scaletta natalizia? Gli animali sono in fondo un po’ come i bimbi e anche loro vivono con grande impazienza il momento in cui riceveranno un dono, soprattutto se quel dono è qualcosa di buono da mangiare.
Questo periodo in cui abbiamo lasciato tutte le feste dietro le spalle finalmente, è un buon momento per parlare di regali e di premi: più precisamente di premi sotto forma di cibo, che possiamo offrire al cavallo quando lavora bene o fa qualcosa che gli viene richiesto. Il buon addestramento di un cavallo dovrebbe essere impostato utilizzando due strade ben rodate, quella dei rinforzi positivi, e dunque dei premi in risposta ad un esercizio ben eseguito, e quella dei rinforzi negativi. Per rinforzi negativi naturalmente non si intendono metodi coercitivi o violenti, ma sistemi in cui si mette il cavallo nella condizione di sfuggire a una pressione a lui sgradevole per “accompagnarlo” a fare quello che gli richiediamo. Essendo in natura animali da preda, i cavalli sono purtroppo più ricettivi ai rinforzi negativi e per questo molti ne abusano, deviandone il significato su metodi coercitivi inutilmente violenti per il cavallo, sia fisicamente che psicologicamente. Il “rinforzo negativo” è qualcosa di ben più sottile che solo i cavalieri più esperti sono in grado di mettere in atto nella maniera giusta.

Ma è invece sui rinforzi positivi, e in particolare sulle golosità da offrire come premio al cavallo, su cui mi piacerebbe concentrarmi. Spesso la ricompensa-cibo viene denigrata o banalizzata, quando invece rimane il metodo migliore per mantenere viva l’attenzione del cavallo, anche quando lavora. In molte occasioni ho ribadito quanto sia importante mantenere vive molte delle emozioni che il cavallo può provare, per fare in modo che rimanga serenoallegro e felice di condividere con noi tempo e “avventure” equestri. Tra queste emozioni, una di fondamentale importanza è quella dell’anticipazione, emozione forte ed estremamente positiva che il cavallo prova quando sa che riceverà qualcosa di buono o di bello.
Avete presente l’impazienza che i cavalli in scuderia dimostrano rumoreggiando quando arriva l’ora di mangiare e cominciano a sentire i tipici rumori del carrello e del mangime che cade nelle mangiatoie? Ecco, nel tempo che ci vuole perché realizzi cosa sta per capitare e il momento in cui arriva il suo turno, ogni cavallo prova questa emozione che è molto bella e lo aiuta a mantenersi vitale e allegro.

In molte scuderie, purtroppo, quella è davvero una delle pochissime emozioni che gli è dato provare, perché ore di libertà al paddock non sono concesse e neanche nessuna possibilità di interazione con i propri simili. Per questo è importantissimo che anche i cavalli che, per una qualche ragione, devono saltare il pasto, non vengano superati dal carrello del mangime senza ricevere nulla, perché la delusione che ne scaturisce è molto più seria e frustrante di quanto si creda. Bastano 2 carote o un pugnetto di mangime per far sì che questo non avvenga.
Ci sono cavalli che provano questa stessa emozione dell’anticipazione quando stanno per entrare in campo gara o stanno per partire in un percorso di cross o, magari, prima di uscire al paddock se stare fuori gli piace moltissimo.
Mi rallegra sempre sentire da casa i cavalli in scuderia già chiamare e agitarsi molto presto al mattino, quando si rendono conto che siamo svegli e nel giro di poco saremo lì per dargli da mangiare. 
E allora come possiamo sfruttare al massimo questa emozione così importante per il cavallo? Ci sono studi serissimi di etologi francesi che dimostrano come sul lavoro i cavalli che sono abituati a ricevere premi sotto forma di cibo, siano molto più attenti al cavaliere e al tipo di lavoro che gli viene richiesto di altri cavalli che non ricevono mai alcuna forma di appagamento. Ed è stato anche dimostrato come “la cosa buona da mangiare” sia molto più efficace di qualunque altro tipo di premio, come ad esempio grattarlo nei punti più gli piacciono o fargli una semplice carezza.
Coccole si, ma la soddisfazione del palato viene comunque sempre al primo posto per la maggior parte dei cavalli!

L’attenzione è decisamente l’elemento chiave nel processo di apprendimento e di memorizzazione del cavallo sportivo, soprattutto in età giovanile, e quindi l’aumento di attenzione dato dall’attesa di ricevere qualcosa che lo appaghi, può spiegare il motivo per cui quando si utilizzano delle ricompense sotto forma di cibo il cavallo impara più velocemente. I cavalli però non si sottomettono perché gli date un premio da mangiare e certamente non fanno qualcosa che non vogliono fare a causa di quello, ma aspettarselo è uno stimolo in più per mantenere viva la concentrazione e compiacere il più possibile il proprio cavaliere.

Certo, come tutte le cose vanno fatte con la testa, quindi distribuire dalle tasche “premietti” di ogni genere senza che il cavallo faccia nulla per meritarseli, è veramente un grosso errore. Sicuramente perché così l’animale non assocerà il premio ad un suo comportamento corretto e quindi il beneficio verrà completamente perso, e poi perché esiste il rischio che il cavallo cerchi poi di recuperare qualcosa da mangiare da qualunque mano gli passi vicino alla bocca, rischiando di mordere involontariamente l’ignaro malcapitato.
Quindi una carota, o qualunque cosa di ghiotto, è un rinforzo positivo di facilissima attuazione, che può diventare un vero e proprio strumento di lavoro per chi con i cavalli ci deve trattare quotidianamente. Io stessa approfitto spesso di questa dolce “arma” quando devo far associare, ai cavalli ricoverati qui in clinica, che le terapie che sto praticando sono qualcosa di positivo per loro, nulla di cui devono temere. Non conoscendo cosa gli sto facendo, le prime volte si mettono sulla difensiva ma, con il passare dei giorni, con la mia tecnica diventano contenti di farle, proprio perché si attiva per loro il principio di anticipazione di cui abbiamo parlato prima.
Sfrutto moltissimo la potenza di una carota, che spesso da sola è in grado di spostare un bestione di oltre 5 o 6 quintali.

È vero, non mi vergogno a dirlo, spesso ho bisogno di “comprarmeli”, di ottenere la loro fiducia, in modo che il periodo che trascorrono qui sia il più piacevole possibile per entrambi. Ma non mi considero una viziatrice di cavalli perché sto molto attenta a farlo nei momenti giusti, in modo che questo mi porti al risultato che voglio ottenere, anche sul lungo periodo. A volte ci possono volere settimane, ma in questo modo anche i cavalli più ombrosi e restii a farsi toccare e trattare da me, imparano a fidarsi e a prestare attenzione a quello che gli chiedo senza alcun timore. E ottenere la fiducia di un cavallo “problematico” è una soddisfazione ineguagliabile.
Troppo spesso i cavalli, per la loro indole docile ed ingenua, vengono abusati o trattati come macchine o giocattoli, per l’ignoranza di persone che non hanno la volontà di vedere o voler imparare come pensa un cavallo e perché abbia determinati comportamenti.

Ma il principio fondamentale da cui bisogna sempre partire, è che i cavalli sono esseri senzienti, capaci di sentire e interagire con l’ambiente che li circonda; e per questo in natura provano forti emozioni, sia positive che negative che, come ho già ribadito in molte occasioni, è molto importante fargli vivere per salvaguardare il loro benessere psico-fisico. Essendo animali semplici da appagare, credo sia nostro dovere cercare di garantirgli una vita soddisfacente che passa anche dalle piccole cose.

 

Scegliere di avere un rapporto col proprio cavallo basato sul “positivo” e dunque sulla ricompensa, è dettato dalla volontà di interagire con lui, di parlare la sua lingua e cercare di capire come pensa e si comporta, senza ricorrere a pressioni di alcun genere se non agisce come noi ci aspetteremmo.
La ricompensa certamente non è, e non può essere, solo qualcosa da mangiare, ma dato che è in assoluto la ricompensa più efficace che esista, è bene saperlo per avvalersene nei momenti giusti. Infatti, soprattutto in una prima fase di apprendimento, l’associazione di qualcosa di goloso favorisce il piacere, la simpatia e contribuisce a generare emozioni positive nei confronti di un comportamento da noi desiderato ma che, dal punto di vista del cavallo, non avrebbe alcun senso fare.
Inoltre, una buona ricompensa associata a una voce amichevole e ad un’atmosfera per lui piacevole, favoriscono la secrezione di ossitocina, ormone che favorisce l’instaurarsi di un forte legame tra voi e il cavallo.
Per darvi un’idea, l’ossitocina viene liberata in grosse quantità dalla fattrice quando il puledro le si attacca alla mammella per mangiare, ed è proprio nelle prime fasi di avvicinamento dopo il parto, quando il piccolo finalmente trova la mammella della mamma e comincia a ciucciare, che la secrezione di ossitocina favorisce l’instaurarsi di quel legame fortissimo e indissolubile tra madre e figlio.

In questo modo il cavallo impara ad apprezzare ciò che noi chiamiamo “lavoro” e, perché no, anche a desiderarlo nell’attesa di ricevere qualcosa che per lui è molto positivo.
Come dico sempre, è sbagliatissimo aspettarsi dal cavallo risposte in linea con i nostri pensieri, perché sono animali molto diversi da noi, con un indole sottomessa e delle priorità così diverse dalle nostre da essere difficilmente comprensibili.
I cavalli non sono assolutamente animali stupidi perché sottomessi, ma probabilmente solo molto ingenui perché in cambio di un riparo, buon cibo e qualche premio ogni tanto, sono capaci di regalarci tutto il meglio che possono dare.
Rivalutare nella chiave giusta l’importanza e il valore del premio da sgranocchiare in risposta ad un comportamento voluto, è qualcosa che tutti i cavalieri possono fare senza essere considerati per questo eccessivamente morbidi e accondiscendenti con il cavallo. L’attenzione, soprattutto nei soggetti più giovani, è difficile da mantenere viva per più di qualche minuto e quindi l’attesa di una ricompensa si può sfruttare per fare in modo che l’animale si concentri su di noi e di conseguenza su ciò che gli stiamo chiedendo, senza farsi distrarre da ciò che succede attorno.
E poi se a Natale volete esagerare allungando qualche “regalo”, anche solo per il vostro piacere, vi assicuro che non è grave. Attenzione alle mani però…

Carlotta Caminiti DMV

Centro Veterinario Equino Le Cicogne
www.lecicogne.com

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