Gli speroni ci servono davvero?

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Alcuni studi hanno dimostrato che il concetto di stimolo ad avanzare grazie alla pressione delle gambe che ingaggiano il posteriore non è correlato all’anatomia del cavallo. I muscoli situati sotto la gamba del cavaliere non si legano al posteriore ma all’addome, quindi noi tocchiamo una zona piena di “sensori” che è stata creata dalla natura per percepire il tocco, come la presenza di una mosca posata su quella zona.

Nella forma più elementare del concetto: il tocco della gamba del cavaliere viene interpretato dal cavallo come un segnale di movimento in avanti, per via di un riflesso condizionato.

Questo gesto viene associato nel cervello del cavallo grazie alla sua memoria e riconosciuto quindi come un’indicazione. Se lui non risponde alla richiesta, il problema è di natura principalmente fisica e spesso coinvolge un utilizzo sbagliato di gamba e sperone o disagi a livello spianale.

La risposta del cavallo è sempre un compromesso fra l’accettare la richiesta del cavaliere e il rispettare il proprio equilibrio, morfologia, debolezze, memorie ed altri fattori che influiscono sul risultato.

Senza i caotici e imprecisi stimoli creati dallo sperone che disturbano la percezione del cavallo, la precisone delle loro risposte suggerisce una sensibilità che va oltre la credenza comune. Non parliamo solo di cavalli giovani, ma anche di “attempati” abituati ad un uso frequente di aiuti artificiali da parte del cavaliere.

I cavalli possono reagire a pressioni che sono così sottili da percepire che noi non potremmo farlo. Persino la nostra instabilità in sella può lanciare dei segnali al cavallo e fare sì che questi ne risenta in addestramento.

La gamba che si muove troppo durante il lavoro è conseguenza dell’instabilità del cavaliere. Selle con arcione e quartieri ampi spesso portano a sedersi molto all’indietro, spostando il peso verso la paletta e alzando le ginocchia, facendo sì che queste “pinzino” per rimanere in posizione, creando pressioni in zone sbagliate del corpo del cavallo. Per evitare questo “scivolamento”, i cavalieri sono quindi costretti a stringere le gambe sconvolgendo la sensibilità del cavallo con un contatto forte ed intermittente.

Secondo diversi etologi gli stili di monta che enfatizzano questo tipo di approccio, come tecniche quali colpire il costato del cavallo con i talloni, causano stimoli fastidiosi in un’area del corpo che è davvero sensibile, recando solo danni a lungo termine.

Tutto questo è stato riportato e studiato da Jean Luc Cornille M.A., ex ginnasta e cavaliere con competenze in psicologia equina e scienza applicata all’addestramento dei cavalli. Jean Luc da sempre sostiene che sia importante informarsi e lasciarsi influenzare dai risultati della ricerca scientifica nel lavoro di tutti i giorni coi cavalli.

 

Autore: Cecilia Casadei

Fonte: HorseTalk