Il lavoro da terra: “La comunicazione prima di montare a cavallo”

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Il lavoro da terra

Il lavoro da terra – Molto spesso ho visto cavalli uscire dalla scuderia montati con le redini di ritorno, appena sufficienti pochi metri e poi subito cominciano a “disturbare il cavallo in bocca” pensando di lavorare. Il cavallo fa si e no con la testa, ma l’unica cosa da dire sarebbe assolutamente no! E’ sbagliato salire a cavallo in quel modo come è sbagliato pretendere di lavorargli la bocca o comunque pretendere una flessione a freddo, è senza senso!

Non tollero l’uso di redini di ritorno, perché un buon cavaliere che si rispetti non dovrebbe usare questi mezzi per ottenere una buona muscolatura del suo cavallo: non la otterrà, e se gli/le sembrerà di averla ottenuta non sarà così. In realtà tutti cerchiamo la stessa cosa, una buona muscolatura, assenza di rigidità, serenità del cavallo mentre lavoriamo.

C’è da dire una semplice cosa: il cavallo ci “ospita” sulla sua schiena, ma è una massa di 5 quintali (nella media) necessita di un riscaldamento proprio come un atleta, perché lo è, solo che molte persone ancora oggi, nonostante l’epoca moderna ed aggiornata in cui viviamo, non si sono ancora rese conto di tale situazione. Beh consiglio a queste persone di scendere da Marte e prendere consapevolezza di che cosa hanno davanti. Quando usciamo dal box, il cavallo è freddo,o meglio la sua temperatura corporea è normale per la situazione di quel momento.

Partendo da questo dovremmo comprendere che anche lui ha bisogno di scaldarsi, di sciogliersi e di lasciare che le rigidità accumulate nella notte possano essere eliminate. Un buon esercizio è quello del lavoro a terra alla longia. Girare il cavallo è una buona abitudine per cavalli giovani e comunque per sciogliere le rigidità.

Il mio lavoro alla corda è formato da una cavezza etologica e una longia normalissima. Tutta la magia, sta nel lasciare che il cavallo per circa 25/30 minuti possa muoversi liberamente, sfogando la propria energia, lasciando che la sua muscolatura si possa sciogliere autonomamente senza pesi sulla schiena. Avremmo modo di osservare il suo comportamento, di comunicare con lui e stringere un rapporto ancora più solido, di notare come delle contratture non gravi, tensioni muscolari, possano risolversi senza interventi di fisioterapisti, ovviamente in casi dove è permesso altrimenti meglio intervenire.

Nella semplicità del movimento alla longia del cavallo abbiamo modo di lavorare con transizioni che permettono di decontrarre l’incollatura, noteremo quindi un abbassamento della nuca da prima al passo e successivamente anche alle altre andature: sarà stupendo vedere come sarà più alta la schiena quando il naso tocca in terra senza rigidità e coercizione. Alla corda si possono aggiungere anche delle barriere, purchè ci sia sufficiente spazio per lavorare: tuttavia dobbiamo comunque proporre l’esercizio in base all’esperienza del cavallo.

Lavorando in libertà il cavallo migliorerà la sua cadenza, fino a trovare la giusta regolarità, anche variando il lavoro, ad esempio, affrontando dei sali e scendi nel circolo dovuti alla variazione di terreno, si divertono molto; tutto ciò lo ritroveremo molto utile quando saliremo in sella, un cavallo più sereno, sciolto, e con una cadenza migliore.

 

Autore: Consuelo Mucci