Patrik Kittel afferma “lasciate i PC e andate in sella!”

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Patrik Kittel è al limite: articolo di protesta su “Tidningenridsport”

Lo stimato dressagista svedese Patrik Kittel ha recentemente scritto un articolo sul noto giornale svedese.
E non parliamo di un pezzo allegro: “ne ho abbastanza, è troppo”.
Ecco le prime parole colme di rabbia e delusione.

Perché?

Perché numerosi cavalieri sono stufi e al limite della pazienza nell’essere sempre e costantemente giudicati da gente che non li conosce né li ha mai visti.

“Naturalmente ognuno può avere la propria opinione e può parlare liberamente. Ma non dovremmo mai arrivare al punto di doverci vergognare per cose che non abbiamo fatto.
Io mi permetto di mostrare i miei cavalli e le mie scuderie in ogni momento. Anche quando mi sto allenando, ognuno è libero di venire in qualsiasi momento, io non ho nulla da nascondere. Il benessere dei miei cavalli viene prima di tutto.”

Sono parole colme di rabbia e di delusione.
Per quale motivo la gente dovrebbe inventarsi qualcosa? Sono consapevoli che le persone che si prendono la libertà di screditare gli altri, sono anche le persone più piccole ed insignificanti?
Purtroppo, al mondo d’oggi, anche la più piccola ed insignificante parola può creare un grosso problema.

Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’ altra parte del mondo”.

Così affermava lo scienziato Edward Lorenz nello spiegare la teoria dell’ “Effetto Farfalla”.
Ovvero, un’azione che può sembrare insignificante, come il battito delle ali, può causare qualcosa che non ci aspettiamo, innescando processi a catena che non avremmo mai e poi mai pensato.

Sostanzialmente, questo effetto può fungere da metafora per quanto riguarda il mondo dei social e del web.
Ogni minuscola critica può portare a danni piuttosto ingenti.

“Faccio tutto per i miei cavalli. Senza un cavallo felice, non si possono avere buoni risultati. Alla fine un cavallo rimane un animale: ogni cavallo può avere paura, scartare, o agire d’impulso.
Sono esseri viventi dotati di una loro coscienza. Non si possono prevedere le loro azioni.”

“La mia opinione è che la gente prima dovrebbe avere una conoscenza assoluta del nostro sport prima di criticare online. Può succedere che un cavallo si chiuda o sia dietro alla verticale. Naturalmente, questo non è qualcosa che ci fa piacere vedere, ma può succedere.”

Kittel afferma che le persone tendono a guardare solo un momento invece di un intera situazione.
Concorda con lui la collega Charlotte Dujardin, che ha detto di non postare quasi mai nulla sui social network.

“Dovremmo avere meno tempo per le sciocchezze e più tempo per cavalcare i nostri cavalli. Dovremmo lasciare il computer e stare più in sella” 

Conclude così, il cavaliere svedese. Un’ aspra critica verso coloro che non sanno fare altro.
E’ facile puntare il dito verso le persone più in vista. “Ha frustato il cavallo”; “lo maltratta” et similia.
Quante volte ci capita di leggere affermazioni di questo tipo? Troppe.

Forse, dimentichiamo che siamo tutti umani. E se il nostro cavallo fa qualcosa che non deve, la frustata o lo schiaffo, ci stanno. E questo vale sia per questi animali che per le persone.
Chi non è mai stato provocato da qualcuno al punto da reagire con uno schiaffo?
Ci manca l’umiltà.

E, se un cavaliere è rimasto così infastidito da certi commenti al punto da decidere di scrivere un articolo su un giornale nazionale… dovremmo iniziare a farci un esame di coscienza.
Non siamo dei santi, nessuno di noi dietro allo schermo lo è.

Come si suol dire? “Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra”…

 

Foto: equunews