Professional Life Coach – Ogni giorno siamo a lezione di coaching, anche se non siamo veramente da un coach: la vita fa da coach. Il coaching è un allenamento costante, che comprende, la nostra anima, il nostro corpo, e la nostra psiche. Il coaching è l’apprendimento ad apprendere nuove cose (imparare). Ogni giorno ne siamo sottoposti in tutti i campi della nostra vita. Per quanto riguarda lo sport, per apprendere abbiamo bisogno di molti ingredienti, tra cui la fiducia nel nostro allenatore/istruttore e in noi stessi. Mi sorge però una domanda spontanea:”Questi istruttori/allenatori, hanno fiducia nei loro allievi perché sono tutti uguali, o fanno le differenze?”
Da entrambe le parti, deve esserci fiducia, la fiducia, tra allievo e istruttore/allenatore, è già un team capace di migliorare la vita l’uno dell’altro, o di peggiorarla, c’è solo una differenza che determina uno o l’altro stato: “volere o non volere.”
Abbiamo un caso di un allievo che ha purtroppo avuto un incidente da cavallo, procurandosi sia un trauma fisico che psicologico. L’istruttore dovrà essere in grado di ricreare un clima di serenità e fiducia all’allievo, che lo aiuterà nel progressivo recupero; il tutto rivolto verso un nuovo apprendimento, partendo da quell’area del cervello chiamata M1, dove sono presenti le cose già apprese, chiamata anche zona di comfort. Ripassando così le cose già apprese, l’allievo, acquisirà di nuovo fiducia e quando sarà il momento di apprendere ciò che non conosce, sarà sicuramente più solido di prima.
Attenzione al divario che c’è tra M1 che come abbiamo detto prima è la zona di comfort e la zona M2, ovvero la parte del cervello dove si apprendono le nozioni che non si conosco fino a quel momento. Lei è la parte del cervello che elabora e cataloga ogni tipo d’informazione che le forniamo.
Tra M1 e M2 c’è un distacco chiamato “Divario.”
Mai lasciare che una persona si perda in questa zona del cervello, perché è come cadere in un baratro senza fine, dove paura, insicurezza, ansia e tante altre emozioni negative, gestiscono la parte emozionale della persona. Ma questo non dobbiamo permettere che succeda! In che modo? Mettendo sempre in sicurezza la persona proprio quando c’è un nuovo apprendimento. L’approccio umanistico dell’allenatore/istruttore, nei confronti dell’allievo è una garanzia in più che determina sicurezza e tranquillità da parte dell’atleta durante la spiegazione di un nuovo step di allenamento mai fatto fino a quel momento; tutto questo dovrà essere ancora più specifico in caso di trauma psicologico, che implica comunque uno sconvolgimento da parte dei neuroni, che influenzano più parti del cervello, riguardanti, la comunicazione, attenzione, concentrazione, pensiero astratto e ragionamento.
La comunicazione dell’istruttore/allievo è sia di tipo verbale che di tipo para-verbale. Non comunicherà solamente attraverso la voce, ma anche con la postura del corpo, percui, se non vorrà veramente aiutare questa persona la sua postura lo tradirà, e anche se non verrà “spiegata”, l’essenza più intima del ragazzo sarà turbata, e capterà che chi ha davanti non è così desideroso di aiutarlo.
Questo è triste e non deve succedere, meglio non prendersi una tale responsabilità se l’istruttore non si sente pronto per “recuperare” questa persona, infliggerebbe un altro trauma e sarà ancora più difficile recuperare ancora.
Ma per chi invece ha la forza e il coraggio di ripristinare emotivamente e psicologicamente una persona con uno shock celebrale dovuto ad un trauma improvviso, credo che sia da ritenersi una persona di gran lunga con qualità superiori alla media, che non guarda i vestiti firmati per montare, o quanti soldi ha per comprare un nuovo cavallo. Credo che sia un esempio di umiltà da cui prendere esempio: l’istruttore è un insegnante sia in campo che in scuderia ( l’apprendimento è continuo e costante) che trasmette valori in cui l’allievo si riflette e li plasma su di sé forgiando così un suo carattere, ma un po’ uno specchio dell’istruttore.
Un domani l’allievo recuperato, non solo andrà oltre quello che nessuno più pensava, forse anche lui stesso (allievo), ma avrà un ricordo positivo della persona che gli ha permesso di ricominciare la sua passione senza sentirsi incapace,annientando la paura e amplificando ogni giorno l’allenamento di quella fiducia che credeva persa: lui stesso sarà i grado qualora prenda la carriera d’istruttore di ricordarsi con positività di chi lo ha aiutato e sicuramente sarà pronto anche lui a fare la stessa cosa per chi si potrà trovare nelle condizioni in cui si è trovato lui.
Restate in ascolto dell’apprendimento, c’è sempre da imparare.
P.L.C. Consuelo Mucci