“Non si rinuncia mai ai cavalli, sono diecimila anni che gli umani tentano di addestrarli. Ogni umano ricomincia con ogni cavallo, lo stesso lavoro, la stessa avventura, difficile e pericolosa.
Diecimila anni che cadiamo, diecimila anni che ci rialziamo, che inventiamo le macchine, che inventiamo gli aerei, eppure continuiamo a montare a cavallo, e sapete perché ?”
citazione di : “Danse avec lui”, film del 2007
Mi sono divertito per anni a porre questa domanda ai miei allievi, la diversità e la varietà delle risposte che ho ricevuto mi impediva di dare la mia, ma sopratutto, la spontaneità nel rispondere di un bambino sorridente e felice accanto al suo pony, le esitazioni e i dubbi del ragazzo o adulto più esperto, mettevano in evidenza una situazione che avevo tutti giorni davanti agli occhi, una situazione difficile da gestire nel quotidiano, ma che rivelava un problema molto più profondo, il quale usciva dai confini dal mio piccolo maneggio: rifletteva la difficoltà dell’evoluzione del rapporto uomo/cavallo, di conseguenza l’Equitazione ai tempi d’oggi.
Amiamo i cavalli o l’Equitazione?
Giustamente, voi mi chiederete cosa centra l’equilibrio con la citazione del film…
Infatti, non vi voglio parlare dell’equilibrio del cavaliere in sella in cerca del suo assetto migliore, neppure dell’equilibrio che necessita un cavallo nell’avvicinarsi ad un ostacolo.
Ma di un equilibrio morale, etico. Un equilibrio necessario nel nostro rapporto con i cavalli e l’equitazione di oggi.
Tutti (o quasi) ci avviciniamo a questo mondo, affascinati dall’animale per quello che e’, quello che rappresenta, il nostro approccio e’ pieno di rispetto, di umiltà, di amore, che il nostro amico saprà immediatamente ricambiarci, dandoci momenti di felicità, orgoglio e fierezza.
Come diceva Churchill: “l’esterno del cavallo esercita un influenza benefica sulla parte interiore dell’uomo”
Ma ben presto, si corre il rischio che il ricevere, diventi chiedere e i sentimenti lasciano spazio alla tecnica, i sorrisi non sono più complici, ma egocentrici per una coccarda vinta..
E il cavallo non ci sta, lui non e’ cambiato, le carezze si trasformano in frustate, i sorrisi in lacrime…
L’equilibrio di cui vi parlo, e’ quello che dobbiamo saper mantenere negli anni per andare avanti nel nostro apprendimento, senza mai mancare di rispetto ai nostri cavalli; non sto parlando di tecnica equestre ma di sentimenti. Non importa quale disciplina pratichiate, ma cerchiamo sempre di avere negli occhi il nostro primo incontro con loro.
Un equilibrio che riguarda sia i professionisti che gli amatori appassionati, non sto a dire cosa sia giusto, tanto meno a giudicare, ma vedo sempre più gli occhi tristi dei cavalli incrociare quelli ancora più tristi, dei cavalieri.
E se e’ vero che un cavaliere senza il suo cavallo e’ solo un uomo, cosa sarebbe il cavallo senza l’uomo nel XXI secolo? Non voglio immaginare il nostro compagno rinchiuso dietro le sbarre di uno zoo, o che la sua sopravvivenza sia dovuta solo “all’ippodollaro” frutto delle scommesse nelle corse o del suo allevamento destinato all’uso alimentare.
Ma non voglio nemmeno vedere la creatura che ha portato e accompagnato l’uomo ad essere quello che è adesso, diventare il “giocattolo” di qualche élite o, peggio, il passatempo di qualche bambino “viziato”.
Finirò con una nota positiva, ricordando che quasi tutte le persone che ho incrociato o conosciuto in questo ambiente sono stati sinceri appassionati, amanti dell’animale, qualche cavaliere, pochi uomini di cavalli, tutte persone speciali, se non altro, per aver contribuito a mantenere ai nostri tempi, moderni e complicati, un legame vero con la natura, per continuare a portare avanti una tradizione vecchia di migliaia di anni, senza la quale, l’ uomo non sarebbe quello che è.
E’ ora di ringraziarli…
Autore: Durand Frédérik